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Giovanni Chiaramonte


Fotografo impegnato nella ricerca della relazione tra luogo e identità dell'uomo, e al destino dell'Occidente, insegna Storia e Teoria della Fotografia a Milano.

A photographer engaged in researching the relationship between place and human identity, and in the fate of the West, he teaches History and Theory of Photography in Milan.

Icone sarde

Per l’artista che affronta con responsabilità la vicenda della vita, qualsiasi luogo e qualsiasi tempo, anche il più marginale, può diventare centro della storia e figura del destino di ogni uomo nel mondo. Salvatore Ligios trascorre la propria esistenza a Villanova Monteleone, un paese tra le montagne di Alghero in Sardegna. E’ proprio la fedeltà alla terra d’origine e alla comunità in cui è nato ed è cresciuto che ne fa uno dei più significativi fotografi italiani. Per Ligios la vocazione della giovinezza è la politica nelle file del movimento popolare cattolico, che con Antonio Segni e Francesco Cossiga ha espresso ben due presidenti della Repubblica Italiana. Lo svuotarsi delle ragioni che fanno della politica il primo strumento della comunità umana e il conseguente disfarsi dell’organismo democratico costituzionale della nazione convincono Ligios a un confronto più radicale con la vicenda dell’umano, facendo diventare la fotografia e l’arte del ritratto il proprio contributo alla società civile. Tema di quest’opera sono i volti dei sindaci dei comuni più piccoli dell’isola sarda. Per questa sequenza Salvatore Ligios sceglie la statica armonia del formato quadrato, declinato nella essenzialità cromatica del bianconero. Le figure dei primi cittadini si mettono spontaneamente in posa in piedi o seduti, all’esterno del loro territorio come all’interno del municipio in cui adempiono il loro mandato politico, o nella stanza prediletta della loro casa. Salvatore Ligios non ha mai voluto ridurre la potenzialità linguistica ed espressiva della fotografia alla ripetitiva e noiosa cifra stilistica che contraddistingue ormai le immagini di molti autori che aspirano solo ad entrare nel mercato dell’arte e non nell’orizzonte della vita, che è il compito dell’opera d’arte. Il gesto, la posa, la messa a fuoco e l’ampiezza del campo inquadrato, l’inclinazione della luce variano in continuazione da ritratto a ritratto. Ci troviamo così di fronte al piano americano di un giovane sindaco col cellulare nella mano destra iscritto nelle linee sfuocate di binari ferroviari; oppure alla figura intera su un ponte che si perde tra i boschi delle montagne impervie; all’equilibrio di una giovane signora che sfoglia un libro nella biblioteca comunale; al primissimo piano di un bel giovane appoggiato a un tronco con indosso la maglietta della moto italiana più famosa del mondo; alla giovanissima ragazza con gli stivali bianchi all’ultima moda seduta sull’austera cattedra da cui amministra il Comune di Onani; oppure agli occhi che guardano altrove di un sindaco accanto al proprio cavallo che scruta diritto verso di noi. Sommersi quotidianamente dai colori sgargianti delle immagini televisive in cui, truccati come attori, si muovono i protagonisti della vita politica nazionale, un moto di speranza sembra coglierci di sorpresa di fronte agli essenziali ritratti di Salvatore Ligios. Come le maschere dell’antica commedia italiana, negli schermi televisivi gli abiti e le pose dei politici ne dichiarano subito l’appartenenza partitica. Nel panorama umano attraversato da Ligios, gli uomini sono solo uomini e le donne sono solo donne, ognuno vuole apparire soltanto se stesso, nella visibile e irriducibile diversità personale di ciascuno. Una stessa scenografia visiva sembra essere scelta da molti sindaci per il proprio ritratto: i grandi murales nelle epiche figure dipinte sui muri delle case sarde, seguendo la lunga tradizione dell’arte sociale inventata in Messico ai tempi della prima e unica rivolta popolare conclusasi vittoriosamente contro una dittatura. Nei murales, in cui sembrano volersi inserire per sempre i primi cittadini sardi, si stagliano le tipiche figure dell’identità sarda: una identità ancora non omologata e forse mai omologabile.


Giovanni Chiaramonte